Casale Certosa (recensione della visita)

Casale Certosa visita recensione

Venerdì 31 marzo 2023, siamo andati a Santa Palomba nel comune di Roma in visita all’azienda “Casale Certosa”: la recensione

L’Azienda Agricola “Casale Certosa” si trova in Località Pavona, più precisamente nella zona denominata Santa Palomba, una delle estremità più meridionali del comune di Roma; l’accesso alla struttura si trova in Via Stazione di Pavona, al civico n. 93, e a tutti coloro che volessero giungervi per una visita consigliamo l’uso di un navigatore satellitare. Per completezza di informazione, specifichiamo che il luogo è raggiungibile percorrendo la Strada Provinciale SP3 Via Ardeatina o la Strada Regionale SR207 Via Nettunense (solo per citare i due tragitti principali, non certo gli unici).
L’appuntamento per la visita è stato concordato con Antonio Cosmi, proprietario di Casale Certosa insieme al fratello Fausto, conosciuto in occasione dell’evento-degustazione organizzato dalla delegazione Lazio del FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), associazione alla quale l’azienda è fieramente affiliata; sono stati sufficienti una telefonata e un coinciso ma cortese scambio di messaggi per organizzare e definire il tutto.
E’ stato proprio Antonio ad accoglierci al nostro arrivo e ad accompagnarci nella nostra visita agli ambienti, esterni ed interni, che compongono i vari spazi di Casale Certosa: campi coltivati, orto, frutteto, vigne e una serie di edifici bassi, dall’aspetto curato e accogliente.
Come spesso accade, la nostra esperienza è iniziata con una lunga passeggiata tra i filari accompagnata da una piacevole chiacchierata: Casale Certosa è un’azienda a conduzione famigliare, acquistata dal padre di Antonio nel 1963; all’epoca era un’azienda agricola e fattoria, trasformata poi nel corso degli anni e convertita alla produzione di uve esclusivamente per rivendita. Tutto questo fino al 1998 quando i fratelli Antonio e Fausto, che ne avevano preso le redini nel 1984, decidono di realizzare la cantina di vinificazione con l’obiettivo di iniziare a produrre e imbottigliare il proprio vino (cosa che accade nel 2000).
Attualmente le varie vigne (per un totale di 13 ettari) sono un mosaico composto dagli impianti originali a tendone (con rese medio-basse) e da quelli più recenti a spalliera; a proposito del primo metodo di allevamento (molto diffuso in passato nel Lazio e nel centro Italia e gradualmente abbandonato in favore della spalliera, nell’ottica di conversione a produzioni qualitative a scapito di quelle quantitative), Antonio crede fortemente nel suo potenziale, soprattutto in considerazione dei recenti e significativi cambiamenti climatici, poiché l’importante sviluppo fogliare consente ai grappoli di usufruire dell’ombreggiatura necessaria per raggiungere una corretta e completa maturazione fenolica senza che nel frattempo la forte e prolungata irradiazione porti a una surmaturazione, se non addirittura a una “cottura”, degli acini (con altissime concentrazioni zuccherini e di contro un’irreversibile degradazione degli acidi). Tutto questo a patto che si tengano le rese per pianta piuttosto basse e triplicando la densità di impianto.
La certificazione biologica è arrivata nel 2004, senza grossi sforzi grazie al regime attento e rispettoso con il quale quei terreni erano stati condotti fin dalle origini. I vitigni allevati sono Trebbiano Toscano, Malvasia Puntinata, Grechetto, Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon e Montepulciano (oltre che Sangiovese e Malvasia di Candia, usati esclusivamente per la produzione di vino sfuso venduto all’interno di bag-in-box). La produzione si assesta, in media, sulle 30000 bottiglie all’anno, suddivise per una decina di etichette (alcune delle quali realizzate in quantità molto limitate). Il terreno, principalmente argilloso (di origine alluvionale), poggia su un importante e antico substrato vulcanico (ci troviamo proprio al confine con l’areale dei Colli Albani) sul quale crescono rigogliose le essenze (favino, grano, trifoglio, senape, ecc.), appositamente piantate a filari alterni e fondamentali per il corretto e completo apporto di sostanze utili (grazie allo sfalcio e al successivo interramento).
Conclusa la passeggiata in vigna, la visita a Casale Certosa prosegue all’interno della cantina di vinificazione dove si usano quasi esclusivamente contenitori in inox (sono infatti presenti solo due barrique ed altrettanti tonneau, tutti rigenerati e con diverse vinificazioni all’attivo); le varie tipologie di uva vengono lavorate separatamente: quelle a bacca bianca sostano per circa 24 ore sulle bucce prima che la fermentazione sia avviata grazie all’innesto di una “pied de cuve” realizzata esclusivamente con lieviti indigeni; quelle a bacche rossa effettuano una macerazione di durata variabile che dipende da diversi fattori (tipo di vitigno, andamento della stagione, tipologia di vino da produrre e sensibilità del vignaiolo). Antonio abbraccia la filosofia del “minor intervento possibile”, in vigna quanto in cantina, ma con un approccio intelligente e aperto, senza comunque “demonizzare” pratiche come filtrazioni, uso di lieviti selezionati, ecc. (che comunque preferisce di gran lunga non usare).

A completare la nostra esperienza presso l’azienda agricola “Casale Certosa”, dopo la visita ai vari ambienti e le interessantissime e piacevoli chiacchiere con Antonio, giunge la degustazione dei vini:
– Lazio IGT vino frizzante “Cosmico, titolo alcolometrico 12% (Trebbiano 100%): dorato brillante; delicato al naso, con richiami alla frutta bianca, mela Granny Smith in particolare; fresco e fruttato in bocca
– Lazio IGT Bianco “Convenio” Malvasia Puntinata 2021, titolo alcolometrico 13%: olfatto piuttosto minerale e pungente, al punto da ricordare la testa del fiammifero; al palato risulta più complesso di quanto non lasci presagire al naso, con sentori tostati, scorza di agrume, un tocco di miele di castagno; sicuramente fresco e decisamente sapido; molto persistente, chiude gradevolmente e coerentemente amarognolo
– Lazio IGT Rosato “Convenio” 2021, titolo alcolometrico 13% (Merlot e Cabernet Sauvignon 50/50%): delicatamente floreale al naso; in bocca è fresco, quasi sapido, con gradevoli accenni di fruttini rossi
– Lazio IGT Rosso “Luperco” 2017, titolo alcolometrico 13,5% (Montepulciano 100%): olfatto che richiama la frutta rossa matura mista a note balsamiche; in bocca è fresco, sapido, con un tannino ben presente ma ben lavorato; coerente il finale fruttato.

Aggiungo in chiusura una breve informazione in merito all’attività ricettiva di “Casale Certosa”: trattasi di una cantina aperta agli enoturisti e quindi è possibile effettuare la visita e la degustazione purché si prenda preventivamente accordi con la proprietà mediante telefono o email.


Contatti
Via Stazione di Pavona, 93
00134 Santa Palomba, comune di Roma
antoniocosmi59@gmail.com
https://www.vinilacertosa.it/
https://www.facebook.com/AziendaAgricolaCasaleCertosa


Questa recensione della visita all’Azienda Agricola “Casale Certosa” è rappresentativa della nostra esperienza e vuole semplicemente essere una fonte di informazioni oggettive, priva di considerazioni personali, con lo scopo di fornire indicazioni utili per gli enoturisti.

Lo Staff di inCantina


La pagina del nostro “Diario di (eno)Viaggio” dedicata all’Azienda “Casale Certosa”

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