Venerdì 17 maggio 2024, ci siamo recati a Cisterna di Latina per una visita all’Azienda “Donato Giangirolami”: la nostra recensione
Il percorso, in senso figurato, che ci ha portati a far visita all’Azienda Donato Giangirolami è stato piuttosto lungo e costellato di interruzioni. I primi contatti sono avvenuti nel marzo 2023, in occasione di un evento organizzato dalla Delegazione Lazio della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) ma vicissitudini di varia natura, e qualche contrattempo di troppo, ci hanno portato a concretizzare solo 14 mesi dopo.
La meta del nostro viaggio si trova in Via Alessandro III, a Doganella di Ninfa, frazione di Cisterna di Latina (LT), ed è rappresentata da uno dei due complessi aziendali, la Casa Rosa, luogo letteralmente circondato dai vigneti (e non solo) dove sorge un edificio dipinto dell’omonimo colore destinato alle degustazioni e, più in generale, agli eventi enoturistici (l’altra struttura, la Casa Rossa, distante una ventina di km, ospita la cantina di vinificazione e gli uffici amministrativi).
Ad attenderci al nostro arrivo abbiamo trovato Tania, che tra le altre cose ricopre il ruolo di responsabile dell’accoglienza, con la quale avevamo preso accordi per la visita; è stata proprio lei a darci il benvenuto e a fornirci le iniziali informazioni prima dell’arrivo di Laura Giangirolami, una delle tre figlie di Donato, che insieme a Chiara e Federica rappresenta la terza generazione alla guida dell’azienda di famiglia (fondata negli anni ’50 del secolo scorso da nonno Dante).
Inizialmente nata con la finalità di vendere le uve prodotte, con conseguente scelta ricaduta sulla messa a dimora dei vitigni internazionali più richiesti all’epoca, l’Azienda Giangirolami si è in seguito trasformata grazie all’intraprendenza di Donato che inizia l’attività di produzione di vino alla fine degli anni ’90 (le prime bottiglie recano l’annata 2000), avvalendosi del supporto di un vinificatore locale. Risale al 2009 l’entrata in funzione della cantina di proprietà. Attualmente sono 42 gli ettari vitati, distribuiti su tre diversi appezzamenti. Il numero di bottiglie annue si aggira intorno alle 100.000, una quantità volutamente ridotta in relazione al potenziale dei vigneti che potrebbero fornire uva sufficiente a triplicare l’attuale produzione. L’eccedenza, al momento, viene venduta come sfuso al dettaglio o, più di frequente, ad altri produttori.
La conduzione è biologica, certificata fin dal 1993, e la natura, se così vogliamo dire, è lasciata libera di esprimersi, con pochissimi interventi mirati. Ciononostante, tutto ciò che ci circonda è estremamente curato e armonioso, di un verde vivo e quasi brillante. Le rese per ettaro sono molto basse e l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente è una delle priorità. Anche in cantina si cerca di mantenere la stessa filosofia, riducendo per esempio al minimo l’utilizzo della solforosa. In tal senso, la conformazione del territorio da sicuramente una grande mano, con a pochi passi i Monti Lepini che offrono un’ottima protezione da una parte e dall’altra un ampio corridoio libero e dritto verso il mare (che si trova a 20 chilometri in linea d’aria), che consente una provvidenziale e salubre ventilazione delle vigne, tutte allevate a spalliera con potatura a cordone speronato o Guyot.
Ampia è la varietà dei vitigni coltivati, autoctoni e internazionali: grechetto, viognier, sauvignon blanc, malvasia puntinata, falanghina, chardonnay, bellone, nero buono, montepulciano, syrah, petit verdot, cabernet sauvignon, merlot e cesanese.
I sistemi di vinificazioni si avvalgono di moderne attrezzature e tecnologie, le pigiature sono sempre molto soffici e c’è una minuziosa cura in tutto ciò che si fa, affinché il risultato finale soddisfi appieno le aspettative dell’esigente capo famiglia.
La nostra visita all’Azienda Donato Giangirolami è proseguita nella sala di degustazione, ampia, curata e divisa in tre ambienti separati ma comunicanti, tutti facenti parte di un unico edificio dotato di grandi finestre e portefinestre che consentono una totale e completa illuminazione dei locali, oltre che di godere dell’incantevole e rilassante paesaggio esterno. E’ proprio qui che ci accomodiamo per la degustazione dei vini attualmente in produzione:
– Lazio IGP Spumante “Nynphe” 2019, Metodo Classico Ancestrale (grechetto 100%), titolo alcolometrico 12,5%: le uve vengono vendemmiate leggermente in anticipo; il mosto parzialmente fermentato, dopo essere stato stabilizzato a bassa temperatura in apposite vasche, viene messo in bottiglia dove riprende la fermentazione e rimane per almeno 32 mesi. Paglierino brillante con riflessi verdolini; naso delicato di salvia, fiori bianchi, lievito (scaldandosi diventano più dolci e virano verso la frutta bianca e la vaniglia); in bocca è fresco e particolarmente sapido, lunga la persistenza, agrumato nel finale; effervescenza cremosa ma piuttosto delicata.
– Lazio IGP Bianco “Propizio” 2022, grechetto 100%, titolo alcolometrico 13%: paglierino, piuttosto classico; olfatto che, come il precedente, ricorda la salvia e i fiori bianchi, impreziositi da un’evidente nota minerale; al palato è fresco, quasi limonoso, con una sapidità ben integrata e una discreta lunghezza gustativa; equilibrato nel complesso.
– Lazio IGP Bianco “Regius” 2022; viognier, sauvignon blanc e chardonnay; titolo alcolometrico 13%: paglierino un po’ più carico del precedente; al naso risulta naturalmente più profumato e intenso, con sentori di frutta bianca matura, refoli pungenti di erbette aromatiche e richiami minerali in evidenza; in bocca è sicuramente più morbido, rotondo ma senza perdere in freschezza e sapidità. Grande pulizia nel finale, come i vini precedenti d’altronde.
– Lazio IGP Rosato “Rosì” 2022; montepulciano 100%; titolo alcolometrico 13%: tra il ramato e la buccia di cipolla; si muove in punta di piedi, tanto all’olfatto quanto al palato, con accenni di pesca nettarina e fragoline di bosco e la solita accoppiata fresco-sapida che, fino a ora, non ci ha mai abbandonato; non particolarmente persistente.
– Lazio IGP Rosso “Pancarpo” 2020; cabernet sauvignon, petit verdot, merlot; titolo alcolometrico 14% (acciaio e 12 mesi in botte grande): rubino compatto con unghia tendente al porpora; si presenta elegantemente scuro al naso, con sentori di ciliegia matura, mora, fruttini neri, viola, liquirizia, polvere di cacao e sbuffi balsamici; in bocca risulta di buona freschezza, con un tannino ben presente ma non aggressivo e ritorni coerenti di frutta scura croccante e viola che garantiscono una chiusura lunga e golosa
– Lazio IGP Rosso “Lepino” 2020; nero buono 100%; titolo alcolometrico 13,5%: rubino leggermente meno compatto del precedente; olfatto che ricorda i fiori rossi, viola su tutti, la ciliegia appena matura, croccante, il cioccolato, un po’ di spezie nere; molto gradevole al palato, con un tannino corretto, coerenti ritorni di cacao, leggermente e piacevolmente ematico in chiusura.
– Lazio IGP Rosso “Prodigo” 2020; syrah 100%; titolo alcolometrico 15%: rubino classico; naso ampio e fruttato ma impreziosito da evidenti note speziate di pepe nero, poi rabarbaro, tabacco scuro, cioccolato amaro, liquirizia e marasca il tutto avvolto da un abbraccio balsamico e di sottobosco; tannino importante la cui azione è però ben bilanciata dal binomio fresco-sapido che consente un’abbondante salivazione; grande coerenza tra la parte gustativa e quella olfattiva con una lunga serie di ritorni tra quelli sopra accennati.
– Lazio IGP Rosso “Peschio” 2017; cabernet sauvignon e petit verdot; titolo alcolometrico 14% (36 mesi in botte): rubino molto compatto; al naso si avvertono ricordi di viola e cipria, spezie nere e frutta rossa matura, senza dimenticare l’immancabile tocco balsamico; in bocca ritroviamo coerenti ritorni di ciliegia e di frutta in generale, il tutto arricchito da un interessante tannino e dall’onnipresente freschezza gustativa
– Lazio IGP Passito Bianco “Apricor” 2021; malvasia puntinata 100%; titolo alcolometrico 12% (grappoli recisi che però rimangono in pianta per almeno un mese e mezzo): ambrato; l’olfatto richiama il cedro candito, il miele, la camomilla, lo zafferano; in bocca è correttamente fresco con coerenti ritorni di agrumi dolci canditi.
Reputo corretto sottolineare come tutti i vini degustati (praticamente l’intera gamma, a eccezione del Lazio IGP Bianco “Cardito” da 100% Malvasia Puntinata) fossero contraddistinti da tre caratteristiche comuni e onnipresenti: una buona acidità che conferisce una grande freschezza gustativa invogliando la beva, un timbro minerale che in alcuni casi sfiora la sapidità che conferisce lunghezza e spinta, un’impeccabile pulizia del sorso che non lascia spazio ad alcun tipo di chiusura amaricante/ammandorlata.
Chiudiamo dicendo che l’Azienda Donato Giangirolami è aperta agli enoturisti interessati a effettuare una visita con degustazione e che l’offerta è arricchita inoltre da eventi di varia natura come picnic in giardino e vigna, brunch, ecc.
Contatti
Donato Giangirolami
Strada del Cavaliere 1414, Latina (Cantina)
Via Alessandro III, Doganella di Ninfa, frazione di Cisterna di Latina (visita e degustazione)
+39 0773 458626
contatti@donatogiangirolami.it
https://donatogiangirolami.it/
https://www.facebook.com/AziendaAgricolaDonatoGiangirolami
Questa recensione della visita all’azienda “Donato Giangirolami” è rappresentativa della nostra esperienza e vuole semplicemente essere una fonte di informazioni oggettive, priva di considerazioni personali, con lo scopo di fornire indicazioni utili per gli enoturisti.
Lo Staff di inCantina
Leggete la pagina del nostro “Diario di (eno)Viaggio” dedicata all’azienda “Donato Giangirolami”
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