Tenuta Hofstätter: degustazione

Tenuta Hofstätter

Eliana Liverani (B&B “In Vino Veritas”) ci racconta la sua giornata di enoturismo presso la Tenuta Hofstätter di Termeno (BZ)

Eliana Liverani, del B&B “In Vino Veritas“, torna a scrivere una pagina (la quarantasettesima, per la precisione) del nostro “Diario di (eno)Viaggio” raccontandoci la sua esperienza di enoturismo vissuta nel 2022 presso la Tenuta Hofstätter di Termeno (BZ)
Buona lettura…

Capita che un viaggio si trasformi in un’ottima occasione per praticare un po’ di sano enoturismo.
Tempo passato: estate 2022.
Capita che… una sera d’estate, a casa “In vino veritas“, aleggiasse una palpabile “voglia di fare festa”, nonostante la temperatura esterna rovente (mitigata dall’aria condizionata).
Capita che…l’umore non fosse dei migliori, si sentisse il bisogno di una sana distrazione, di rifugiarsi in un dolce torpore, mitigare gli animi, obnubilare i sensi.
Quindi, capita che…si decida di aprire una bottiglia di “vino della vita”. Dicesi “vino della vita” quello dal profumo più seducente, che dal primo respiro t’inebria e t’innamora, dotato del giusto bilanciamento di tutti i sapori percepibili da palato umano, di un eleganza che ti conquista a ogni sorso e una persistenza che non puoi dimenticare.
Attenzione: il vino della vita non è un solo vino, ma il vino perfetto di quel momento: l’enoturista appassionato riesce facilmente a eleggerlo e sapientemente abbinarlo alla situazione contestuale.
La bottiglia prescelta al momento fu il Kirchegg (annata 2018) della tenuta Hofstätter di Termeno (BZ), in Alto Adige; un morbido e vellutato Merlot che avvolge all’80% un balsamico e tannico Cabernet Sauvignon, conferendo al risultato finale l’equilibrio magico di corpo e sapore già citati.
Ma sì, è tanto che non beviamo un vino del Trentino Alto Adige, perché no?!
Capita che…prelevando il prezioso esemplare dalla nostra collezione privata, mentre già le papille pregustavano il momento…ahimè!
Che succede?! Mi rendo conto del disastro imminente!
L’ ultima bottiglia!
Altro vino!” – “Sire il vino è finito!” (cit.)
Urge porre rimedio all’increscioso inconveniente!
Tempo presente: settembre 2022.
Capita quindi che…un viaggio in Germania diventi il mezzo che giustifica il nostro fine. Seppur dopo mesi.
Si parte all’alba, carichi, di tutto: aspettative, voglia di relax, stanchezza, necessità di scrollarsi di dosso due anni grondanti di cambiamenti, ansie, fatiche e pioggia… tanta, troppa pioggia.
Raggiungere il paesaggio altoatesino, percorrere le strade incastonate nelle valli, seguire le infinite sfumature di verde spezzato soltanto dalle aride – a tratti minacciose – pareti di roccia, ammirare le vigne che (coraggiose!) sfidano pareti impossibili, riconcilia con il mondo e i pensieri sembrano scorrere senza ostacoli.
Finalmente la prima (e agognata) tappa è raggiunta, la Tenuta Hofstätter, ubicata nella piazza del Municipio, al centro di Termeno (BZ).
La posizione logistica è invidiabile, così come ciò che ne è stato ricavato intorno: il ristorante esclusivo incorporato alla sala degustazioni, moderna ma accogliente, l’ingresso alla cantina adiacente, sul retro l’ammiccante giardino affacciato sulle vigne e sulla chiesa (kirche, appunto), il comodo salottino ricavato in una nicchia dove degustare in tranquillità ammirando la natura dei luoghi.
Ci accoglie Alexia, una giovane e preparata hostess, che già è impegnata con una degustazione in lingua tedesca. Ci sottopone la lista dei vini disponibili per l’assaggio e ci rendiamo subito conto che, nonostante le nostre buone intenzioni, saremo “costretti” ad assaggiare molto più del previsto, dato che troviamo a nostra disposizione, oltre alla linea base, anche il loro metodo classico e tutte le riserve sia dei bianchi che dei rossi.
Ed è proprio dalla loro bollicina che vogliamo partire, un blend di Pinot bianco, Chardonnay e Pinot nero vinificato bianco, che passa 24 mesi sui propri lieviti; un brut profumato come solo lo Chardonnay sa fare, un perlage fine e cremoso, acidità perfetta e residuo zuccherino davvero contenuto.
Ottimo prodotto e rapporto qualità prezzo lodevole, bravi.
Proseguiamo con il Joseph, entry level del Gewürztraminer: anno 2021, 14.5 gradi alcolici, giusto livello di aromaticità che riesce a non diventare stucchevole.
Il vitigno Gewürztraminer rappresenta la maggior parte della superficie vitata di Tenuta Hofstätter, che in totale si aggira attorno ai 55 ettari, in prevalenza vocata alla coltivazione dei vini bianchi: il clima e il terroir sono perfetti per questo tipo di prodotti, che acquisiscono acidità e intensità unici, dovuti alle escursioni termiche tra il giorno e la notte e al terreno in prevalenza calcareo.
Ci dirigiamo a questo punto sui rossi, passando per un rosato fermo di Lagrein, che troviamo non esattamente adatto a questo tipo di vinificazione: interessante ma forse troppo “spigoloso” per un vino di pronta beva.
Stesso discorso per il Lagrein base che, nonostante l’annata 2020 e un passaggio in botti grandi (come tutti i loro rossi, anche gli entry level), conserva la ruvidità tipica di questo vitigno e un pizzico di tracotanza tipica della giovinezza.
Decidiamo di avventurarci oltre, provando il Lagrein riserva, Vigna Steinraffler, annata 2018: frutto di uve provenienti da un’unica vite antica e presente in commercio da più di 7 anni, caratteristiche che gli hanno conferito la dicitura “Vigna” in etichetta. La permanenza ulteriore in botte decisamente aiuta ad “addomesticare” questo meraviglioso quanto complesso prodotto, esaltandone le caratteristiche balsamiche e speziate e arrotondando la tannicità.
Facendo un piccolo passo indietro, ci dedichiamo una coccola con il Merlot 2020, che già alcune settimane prima ci aveva deliziato a casa come accompagnamento a un piatto di gnocchetti al tartufo.
Un vino che è sempre una garanzia: avvolgente, rotondo, intenso senza essere invadente, completo, pur non essendo una riserva.
Nella nostra esplorazione non poteva mancare lui, la star del territorio: il Pinot nero, o Blauburgunder, che grazie alle particolari caratteristiche ampelografiche della zona, è senza dubbio il prodotto più rappresentativo del territorio, nonché il più conosciuto, apprezzato ed esportato. Testiamo direttamente la “Riserva Mazon“, anno 2019, elegante, raffinato, di una finezza senza paragoni.
Per avere un quadro più completo proviamo anche “Michei di Michei“, anno 2020, suo fratello “minore”: anch’esso proveniente da un’unica vigna, ma che ancora non può vantare la preziosa denominazione, in quanto non in commercio da tempo sufficiente.
Infine, “last but non least”, arriva il momento di colui che è stato il fautore di tutta la nostra avventura, il “Kirchegg” (angolo della chiesa): nome quanto mai azzeccato per l’ubicazione delle vigne che lo originano, certo, ma anche per tutti i santi che s’invocano quando lo si sorseggia!
Per non farci mancare (quasi) nulla concludiamo con il Cabernet Sauvignon 2020, la stessa uva che viene utilizzata nel “Kirchegg“, ma che da sola riporta sentori erbacei, di peperone e idrocarburo più complicati da comprendere.
Appagati e soddisfatti, acquistiamo un quantitativo di vino sufficiente per i prossimi 6 anni (forse!), salutiamo e ringraziamo Alexia e ci congediamo promettendo un ottima recensione sulla nostra esperienza.

 


Contatti:
Tenuta Hofstätter
Piazza Municipio 7
39040 Termeno (BZ)
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