Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti (recensione della visita)

Marco Carpineti visita

16 Lulio 2022 – siamo andati a trovare l’Azienda Marco Carpineti nel comune di Cori (LT): la recensione della visita

L’Azienda Agricola Biologica “Marco Carpineti” si trova a Cori (LT), al civico n. 3 della Strada Provinciale Velletri-Anzio; per raggiungerla consigliamo l’utilizzo di un navigatore satellitare soprattutto nel tratto finale, dopo aver preso l’uscita “Valmontone” dell’Autostrada A1, oppure dopo aver lasciato la Strada Statale 7 Via Appia (sono questi i due percorsi principali, benché non gli unici, per giungervi).
L’appuntamento è stato facilmente concordato attraverso un cortese ed efficace scambio di email con Isabella, secondogenita del titolare e responsabile dell’area “Experience”, un ramo aziendale esclusivamente dedicato all’enoturismo e all’accoglienza degli ospiti.
Fin da subito ci è parso evidente che l’ospitalità e la cura dei visitatori sono aspetti ai quali viene dedicata un’attenzione particolare e lo si nota anche da piccoli dettagli come, per esempio, il fatto che al nostro arrivo ci sia stata immediatamente offerta una bottiglia d’acqua fresca in attesa che iniziasse il tour.
Le partenze sono scaglionate per consentire ai vari gruppi di procedere nel percorso senza rischiare sovrapposizioni ne sovraffollamento dei vari locali e sono gestite dalla gentilissima Beatrice (sommelier) oltre che dalla già citata padrona di casa. La visita parte con la descrizione dell’azienda “Marco Carpineti” e la narrazione della storia di famiglia. Affacciati a una terrazza che da sulle vigne di Tenuta Capolemole (delle quattro, l’unica che si trova a ridosso della Cantina), contraddistinta da sette piccoli colli, tre dei quali danno vita ad altrettanti cru (Tufaliccio, Dithyrambus e Colle Santi), veniamo messi a conoscenza di tutte quelle informazioni che solitamente incuriosiscono gli enoturisti come noi. Isabella e suo fratello Paolo rappresentano la terza generazione dei Carpineti viticoltori. Su quelle stesse terre, che si possono ammirare durante la visita, il nonno della nostra guida già possedeva 4 ha vitati (alcuni di quei vecchi filari ancora resistono e producono uva) ma la sua era principalmente un’attività di conferitore. Si deve al figlio Marco, nel 1986, l’inizio della vinificazione in proprio e della vendita del vino (inizialmente sfuso). Nel 1994 arriva la certificazione biologica e a oggi l’azienda può contare su 75 ha vitati divisi in quattro tenute: oltre alla già descritta Capolemole (200/250 mt s.l.m., alle pendici dei Monti Lepini, accarezzata dalla brezza del mare che si trova a 25 km in linea d’aria), ci sono dislocate in aree diverse Tenuta San Pietro (dalla quale provengono le uve destinate alla produzione dei tre Metodo Classico), Pezze di Ninfa (che dà vita ad “Apolide”) e Tenuta Antoniana (acquisita nel 2015, è un luogo ricco di storia, fascino e natura selvaggia dove le vigne, piantate da pochi anni, sono affiancate a pascoli, boschi, sorgenti, reperti archeologici e campi coltivati a grani antichi). Sono circa 20 gli ha dedicati all’olivicoltura grazie alla quale si ottengono tre oli EVO biologici: “Mò mò”, “Mò mò No. 1” e “Mò mò No. 2” (i primi due da cultivar Itrana in purezza, il terzo è un blend tra leccino e Itrana). Prima di giungere alla cantina di trasformazione, il giro prevede un passaggio obbligato vicino a un nuovo edificio in fase di completamento che ospiterà, oltre al futuro punto vendita e al magazzino, anche un’apposita sala degustazione. I locali di vinificazione accolgono decine di contenitori in inox termoregolati, che ospitano il processo di fermentazione di tutti i vini; alcuni di loro poi effettuano l’elevazione in dolium di terracotta cruda di capacità variabile (da 400 o 700 lt), altri in botti di diverse dimensioni e natura, altri ancora in acciaio. I vitigni allevati in tutte le tenute sono gli autoctoni Bellone (bacca bianca) e Nero Buono (bacca nera); a essi si aggiungono, sparsi fra i vari appezzamenti, il Cesanese (bacca nera), il Montepulciano e qualche filare di Greco Moro (varietà a bacca bianca appartenente alla stessa famiglia del Greco Bianco di Calabria). La tendenza è quella di preferire le vinificazioni per cru. Per la lavorazione dei Metodo Classico si usano dei Giro Pallet che consentono una produzione di circa 60000 bottiglie all’anno di spumante (su un totale di circa 320000 bottiglie di vino annue). Fedeli alla linea biologica (quando non addirittura biodinamica), le vinacce delle uve a bacca bianca sono utilizzate come fertilizzante per le vigne (al pari del concime naturalmente prodotto dai cavalli, usati in alcuni casi per le lavorazioni in campo) mentre quelle di Nero Buono sono mandate in distilleria per la produzione di due grappe (bianca e barricata). Il tour si conclude con la visita alla barricaia dove sono conservati anche i dolia in terracotta.
L’offerta enoturistica dell’Azienda Marco Carpineti è ampia e variegata e prevede una serie di attività davvero particolari, alle quali sono stati dati i nomi degli elementi naturali, tutte prenotabili attraverso il sito web: lavorazione della terracotta in un laboratorio di un artigiano/artista locale (“Fuoco”); Flying in the sky a 730 mt s.l.m., imbracati e appesi a un carrello che corre libero (per 2 km a 110 k/h) sulla ZipLine godendo dell’ebbrezza del volo (“Aria”); passeggiata a cavallo tra boschi e vigneti (“Terra”); viaggio in canoa per 5 km sul fiume Cavata (“Acqua”). Tutte queste esperienze prevedono anche la visita in cantina e la degustazione dei vini di Marco Carpineti in abbinamento a prodotti locali. Ovviamente non può mancare il tour aziendale come quello da noi vissuto (“Etere”), che vede declinare la degustazione in due varianti (Classic e Premium), in base alla tipologia dei vini serviti e alla natura del cibo in abbinamento. E’ prevista anche la degustazione degli oli prodotti in azienda.
Abbiamo concluso la nostra lunga visita presso l’Azienda Marco Carpineti, con una ricca degustazione abbinata a qualche gustosa portata, supportati e accompagnati a volte da Beatrice altre da Isabella.
Di seguito i vini da noi degustati:
Vino Spumante Biologico “Kius Brut” 2019 (sboccatura marzo 2022), Bellone, titolo alcolometrico 12,5%, 24 mesi sui lieviti: colore paglierino vivacizzato da un perlage persistente, caratterizzato da bollicine numerose e fini; al naso emergono i classici riconoscimenti di lieviti e crosta di pane; in bocca è fresco e minerale, quasi sapido, con una gradevole acidità iniziale e una piacevole chiusura amarognola che ricorda la scorza di agrume amaro e il kumquat.
– Vino Spumante Biologico “Kius Extra Brut” 2018 (sboccatura marzo 2022), Nero Buono, titolo alcolometrico 13%, 30 mesi sui lieviti: il colore vira dal ramato alla classica buccia di cipolla; forse per via della temperatura di sevizio non ottimale, il perlage sembra esser meno persistente rispetto al precedente; al naso sono meno evidenti le note di “panificazione” mentre risaltano maggiormente quelle fruttate; più morbido in bocca, fresco ma meno citrino, chiusura gradevolmente amarognola.
– Vino Spumante Biologico “Kius Pas Dosè” 2014 (sboccatura agosto 2021), Nero Buono, titolo alcolometrico 12,5%, 60 mesi sui lieviti: al naso risalta subito il sentore di nocciola tostata e in bocca presenta un ottimo equilibrio tra la parte acida, quella alcolica e quella minerale; fresco e agrumato con chiusura citrina.
– “Cori DOC Collesanti” 2021, Bellone, titolo alcolometrico 14%: al naso è una via di mezzo tra le fragranze della frutta a pasta bianca e quella gialla, con un buon compromesso che ricorda la pesca bianca; in bocca è equilibrato, fresco, minerale con un finale amarognolo che ricorda la mandorla e il caramello.
– “Lazio IGT Nzù Bellone” 2019, titolo alcolometrico 14%, 6/9 mesi in terracotta: servito da un piccolo dolium; dorato alla vista; naso opulento e dolce, ricorda i fiori bianchi e il miele; in bocca entra morbido poi si allarga incredibilmente con una persistente ondata di freschezza e mineralità; chiusura di caramello salato.
– “Lazio IGT Nzù Nero Buono” 2018, titolo alcolometrico 14%, 12 mesi in terracotta: ricchissimo al naso, regala refoli balsamici ed eterei, di pot-pourri, fiori rossi passiti, viola, mentolo, rosa rossa ed eucalipto; in bocca è un po’ più chiuso e austero di quanto faccia presagire all’olfatto, con una persistenza gustativa più contenuta se paragonata all’esuberanza dei vari riconoscimenti olfattivi;
“Lazio IGT Dithyrambus” 2017, Montepulciano, titolo alcolometrico 14,5%, barrique nuove per 24 mesi: frutta rossa, menta, legno arso e spezie dolci al naso, in particolare vaniglia e noce moscata; in bocca è morbido ed equilibrato con coerenti ritorni speziati

Attualmente in produzione ci sono anche: Lazio IGT Capolemole Bianco (Bellone), Lazio IGT Capolemole Rosso (Montepulciano e Cesanese), Lazio IGT Moro (Greco Moro), Lazio IGT Tufaliccio (Montepulciano e Cesanese), Lazio IGT Apolide (Nero Buono), Lazio IGT Passito Ludum (Bellone)

Contatti:
Strada Provinciale Velletri-Anzio, 3
Cori (LT)
https://carpinetiterrae.com/
+39 06 967 9860
info@marcocarpineti.com
https://www.facebook.com/Marco.Carpineti.wine
visit@marcocarpineti.com

Questa recensione della visita all’Azienda Marco Carpineti è rappresentativa della nostra esperienza e vuole semplicemente essere una fonte di informazioni oggettive, priva di considerazioni personali, con lo scopo di fornire indicazioni utili per gli enoturisti.

Lo Staff di inCantina



La pagina del nostro “Diario di (eno)Viaggio” dedicata all’Azienda Marco Carpineti

Sulla base della nostra esperienza, possiamo al momento consigliarvi un’altra tappa per il vostro tour di enoturismo che preveda una visita all’Azienda Marco Carpineti:
Cincinnato Wine Resort (Via Stoza 3, Cori – LT): distanza circa 3km