I Ciacca (recensione della visita)

I Ciacca visita della Cantina

Martedì 28 febbraio 2023 – siamo andati a trovare l’Azienda Agricola “I Ciacca” a Picinisco (FR): la recensione della visita

L’Azienda Agricola “I Ciacca
si trova nell’antico Borgo “I Ciacca” facente parte del comune di Picinisco, in provincia di Frosinone, e a tutti coloro che volessero raggiungere la struttura per una visita consigliamo caldamente l’uso di un navigatore satellitare. Per completezza di informazione, specifichiamo che il luogo si trova nella Ciociaria sud-orientale, in una zona di confine tra Lazio, Abruzzo, Molise e Campania, ed è raggiungibile dagli svincoli “Ferentino”, Ceprano” o “Cassino” dell’autostrada A1, a seconda che si provenga da Nord o da Sud.
L’appuntamento per la visita è stato concordato con Cesidio Di Ciacca, proprietario dell’Azienda Agricola, attraverso un cordiale scambio di email. E’ stato proprio Cesidio ad accoglierci al nostro arrivo al parcheggio di Piazza Ernesto Capocci, nel centro storico di Picinisco, dalla quale si gode di un affascinante colpo d’occhio sulla Valle del Comino (grazie all’altitudine che supera i 700 metri s.l.m.).
Prima di proseguire con la scrittura si rende necessaria una precisazione come, fino a ora, avevamo reputato opportuno fare solo in un’altra occasione (nell’articolo sulla visita all’Azienda di Antonella Pacchiarotti). E’ nostra consuetudine descrivere le esperienze che viviamo presso le varie aziende vitivinicole mediante la stesura, e relativa pubblicazione, di due articoli ben distinti: una pagina del “Diario di (eno)viaggio” (cioè il racconto delle emozioni e delle sensazioni provate durante la visita) e, appunto, la “recensione” che costituisce invece una fonte di informazioni oggettive, prive di considerazioni personali e che ha lo scopo di fornire indicazioni utili per gli enoturisti. Ecco, in questo caso riuscire a essere fedeli alla linea sopradescritta potrebbe non esser impresa facile e potremmo quindi trovarci a fornire una narrazione “ibrida”, una combinazione tra i due stili. Questo per un semplice motivo: la storia e l’identità dell’Azienda Agricola “I Ciacca” coincidono con quelle di Cesidio, delle sue origini e dei suoi avi, quindi per raccontare questa interessante realtà si deve prima necessariamente conoscere il suo proprietario e la sua affascinante Storia, che con grande piacere racconta a chi va a trovarlo, e va da se che per comprenderla e toccarla con mano è fondamentale andare in visita nel suo luogo di origine, parlare con lui, confrontarsi, domandare, farsi condurre per mano lungo diversi sentieri, tanto quelli all’aperto fatti di terra battuta e ghiaino quanto quelli più sensoriali della degustazione (dei suoi vini).
Solitamente, quando si visita un’azienda, si parte con una passeggiata più o meno lunga tra i filari ma così non è stato in questo caso: come accennato, infatti, il luogo dell’appuntamento non è stata la sede dell’Azienda Agricola “I Ciacca” ma la piazza panoramica del centro storico del paese (i due luoghi distano meno di 3 km l’uno dall’altro), punto sicuramente “strategico” dal quale far partire la narrazione storica che riguarda l’area della Valle del Comino (facente parte in passato della più nota regione geografica “Terra di Lavoro”), dell’antico popolo dei Sanniti che l’abitava (e delle battaglie da questi combattute contro i Romani) e di tutte le vicende che si sono susseguite nel corso dei secoli se non dei millenni. Solamente dopo aver esaurito il racconto di tutte le curiosità legate alle origini e alle tradizioni locali Cesidio ha reputato opportuno condurci in azienda, precedendoci in macchina su un percorso discendente a Valle e lungo circa 2,5 km.
L’Azienda è stata realizzata proprio lì dove sorge l’antico Borgo “I Ciacca”, abitato dall’omonima famiglia (ma non solo) fin dal XVI secolo e che tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 (dello scorso secolo) si è definitivamente spopolato rimanendo disabitato e abbandonato per oltre quarant’anni (l’ultima rappresentante della famiglia Di Ciacca ha vissuto in quei luoghi fino al 1969, mentre l’ultimo abitante ha lasciato il borgo nel 1972). Tra il 2010 e il 2013, dopo aver contattato circa 140 eredi (tra i quali molti suoi lontani parenti) Cesidio, nato e cresciuto non lontano da Edimburgo, è riuscito a (ri)acquistare i vari edifici (mal ridotti) e i terreni (incolti e “inselvatichiti”), restaurando i primi e bonificando i secondi, realizzando tra le altre cose la cantina di vinificazione e impiantando circa 5 ettari di vigneti (tutti con il semisconosciuto vitigno autoctono a bacca bianca Maturano).
Scrivendo questo articolo, siamo partiti dalla parte finale di una Storia lunga secoli, che ha come protagonista una famiglia numerosa, fatta di contadini legati alla propria terra e alle proprie usanze, provenienti tutti dallo stesso Borgo, spesso legati da vincoli famigliari agli altri abitanti e costretti nel corso del tempo a emigrare, soprattutto verso la Scozia (come fece il nonno di Cesidio, suo omonimo) ma anche negli Stati Uniti e in Inghilterra. Gente fieramente legata alle proprie origini tanto da ricreare numerose e compatte comunità italiane all’estero, al punto da esportare le proprie tradizioni e farne un lavoro, sempre pronti a tornare al Borgo in occasione delle vendemmie o delle raccolte delle olive, in un andirivieni perpetrato nel tempo che si fa fatica a raccontare, figuriamoci a comprendere realmente, fino in fondo.
In passato, e per secoli, su quelle terre si erano coltivati ortaggi, ulivi (durante i lavori di ristrutturazione sono emerse delle strutture, una grande pietra e un canalino con “fontanella” che fanno pensare a un palmento) e alberi da frutta ai quali affiancare le viti, in quel sistema di allevamento che si definisce “maritato” e che si può far risalire addirittura ai tempi degli etruschi. Cesidio ha voluto ridare vita a tutto quel mondo, reimpiantando antiche varietà di alberi da frutta (dalla quale ricava delle marmellate), creando un piccolo (neanche tanto) orto e siepi di piante aromatiche, ripristinando gli ulivi secolari (che al momento garantiscono una produzione di circa 1000 litri di olio all’anno) e, ovviamente, realizzando ex novo i vigneti (a spalliera). Quasi superfluo sottolineare che la sostenibilità e il rispetto del territorio (espressione intesa nell’accezione più ampia possibile) sono due punti fermi e imprescindibili della filosofia aziendale. Gli oltre quarant’anni di totale assenza di presenza umana ha riportato la terra a uno stato quasi “vergine”, inoltre: nessun intervento di irrigazione artificiale, uso esclusivo di un vitigno storico e autoctono della Valle del Comino, apicoltura, inerbimento dei filari e successivo uso a scopi concimativi degli sfalci di favino appositamente seminato, ridottissimo uso di zolfo e rame e, ovviamente, nessun utilizzo di prodotti chimici di sintesi hanno portato facilmente a ottenere la certificazione biologica, in maniera del tutto naturale; così come è naturale l’approccio enologico in cantina, dove non si usano lieviti selezionati ma solo indigeni, quindi già presenti, che conducono a fermentazioni spontanee, unite a un uso di solforosa quantificabile in meno della metà della percentuale consentita dalla legge per i regimi biologici.
Conclusa la passeggiata in vigna, il tour dell’Azienda “I Ciacca” prosegue con la visita dei vari locali ristrutturati, molti dei quali in passato erano adibiti a uso abitativo, altri a uso lavorativo; ora sono tornati quasi tutti operativi: molte stanze sono state allestite a mo’ di Museo della Memoria (con manufatti, strumenti, mobilio, utensili e suppellettili dell’epoca), unite tra loro da alcuni corridoi, in un percorso che sembra quasi esser sospeso in un tempo indefinibile, fatto di ricordi e di presente che si intrecciano e alternano; Cesidio ha ritrovato e recuperato molti oggetti che raccontano la vita dei suoi avi e, più in generale, della comunità locale e li ha collocati nei vari ambienti dandogli una nuova utilità, non più quella per i quali furono creati ma una nuova, forse più importante: raccontare. Altri spazi sono stati allestiti con finalità moderne e decisamente più pratiche: due distinte stanze con bagno per offrire servizio di pernotto ai visitatori, una grande cucina ben attrezzata (anche se per il momento non è previsto il servizio di ristorazione), magazzini, locali con i servizi igienici, cantina di vinificazione e sala degustazione (oltre che un’ampia terrazza esterna, molto utile durante la bella stagione).
In cantina si usano quasi esclusivamente contenitori in inox e moderne vasche/serbatoi in cemento (non vetrificato internamente ma trattato con acido tartarico). Poche le barrique, utilizzate esclusivamente per alcune vinificazioni di uve a bacca nera acquistate localmente (una strada, questa, non ancora ben definita) e per una ridottissima quantità di un bianco da uve Maturano passite. Al netto delle varie esperienze di vinificazione in rosso, al momento sono quattro le etichette in produzione, tutte nate dall’unico vitigno allevato sui terreni aziendali: Nostalgia, Sotto le Stelle (da uve leggermente macerate), Matrimonio (un blend tra i primi due) ed Essenza (da uve passite). Lunghi periodi di maturazione in vasca (non meno di dieci mesi) e di affinamento in bottiglia (non meno di due anni) portano ad avere prodotti che non escono sul mercato prima che siano trascorsi tre anni dalla vendemmia.

A completare la nostra esperienza presso l’azienda agricola “I Ciacca”, dopo la visita agli ambienti e le interessanti e piacevolissime chiacchiere, giunge la degustazione dei vini. Si tratta di una verticale di “Nostalgia” e a seguire di un campione degli altri tre prodotti:
– Lazio IGT “Nostalgia” 2022 (campione di vasca), Maturano 100%, solo cemento: paglierino leggermente e inevitabilmente torbido; al naso risulta fruttato e leggermente minerale; al palato è fresco, dolcemente agrumato, gradevolmente amarognolo, persistente; ad attenderlo ancora due anni e mezzo di riposo tra vasca e bottiglia ma già si intravede un gran potenziale evolutivo e un interessante equilibrio tra le componenti;
– Lazio IGT “Nostalgia” 2019, Maturano 100%, solo cemento: all’olfatto risulta più delicato rispetto al precedente; al gusto sorprende per mineralità e freschezza con sentori che richiamano la mandorla e la scorza di agrume amaro; verticale, teso, decisamente persistente;
– Lazio IGT “Nostalgia” 2018, Maturano 100%, solo cemento: color oro antico; presenta un naso sicuramente più maturo, dolce, ricordi di miele e tostatura; al palato è più rotondo seppur sempre molto fresco, un po’ meno minerale del precedente, con coerenti ritorni di miele di castagno, tostatura e caramello (dei quattro “Nostalgia” degustati questo è l’unico che si discosta marcatamente dalle tipiche caratteristiche che accomuna tutti gli altri; ciò è molto probabilmente dovuto al fatto che nel 2018 si è resa necessaria una cernita più che minuziosa delle uve, post vendemmia, che ha portato ad avere un lasso di tempo di qualche giorno tra la raccolta e la vinificazione);
– Lazio IGT “Nostalgia” 2017, Maturano 100%, solo acciaio: molto simile, per stile e caratteristiche, al 2019 e al campione di vasca del 2022, ovviamente con sfumature più mature e note di tostatura e frutta in guscio più evidenti;
– Lazio IGT “Sotto le Stelle” 2019, Maturano 100% (quattro giorni di macerazione): al naso risulta più dolce dei precedenti, con evidenti note di fiori gialli, frutta matura dello stesso colore e un po’ di miele; al palato è un po’ meno “teso” e sapido del “Nostalgia” ma pur sempre fresco e persistente; chiude con vaghi ricordi di tostatura;
– Lazio IGT “Filosofia” 2021 (campione di vasca), Maturano 100%: fermentato sulle bucce e con un 30% di raspi; più delicato e meno persistente, leggero sentore di salamoia, tanto all’olfatto quanto al palato; va aspettato per poter esser correttamente valutato;
– Lazio IGT “L’Essenza” 2018, Maturano 100%, 4 mesi di appassimento in fruttaio: olfatto decisamente ampio che riconduce a dolci note di miele di castagno, torrefazione, frutta secca tostata, caramello, cera d’api, vaniglia, mou, caramella Rossana; al gusto è secco, giustamente sapido, con coerenti ritorni di torrefazione, mou e tostatura, in aggiunta a frutta gialla essiccata, caffè e liquirizia dolce; molto persistente, glicerico e rotondo (anche se, a volte, si ha la fugace sensazione che la parte alcolica tenda a prendere una sua personale strada, indipendentemente dalle compenti acide e sapide).

Aggiungo in chiusura una breve informazione in merito all’attività ricettiva dell’Azienda Agricola “I Ciacca”: trattasi di una cantina aperta ai visitatori e quindi è possibile effettuare la visita e la degustazione purché si prenda preventivamente accordi con la proprietà mediante telefono o email. La struttura dispone, oltre che delle già citate due stanze (indipendenti) con bagno, situate nel Borgo a ridosso delle vigne, anche di una serie di suite e un grande appartamento nel centro storico di Picinisco (che tutti insieme danno vita all’Albergo Diffuso “Sotto le Stelle).
Cesidio, che fin dal suo ritorno in Italia dalla Scozia (all’inizio del nuovo millennio) ha sempre voluto dimostrare la bontà del suo progetto ai fini della valorizzazione e della promozione del territorio, insieme alla sua famiglia e ai suoi collaboratori ha dato il via a una serie di iniziative finalizzate al coinvolgimento dei giovani e alla riscoperta delle tradizione locali anche attraverso la loro “Accademia di Gastronomia” (scuola di cucina; luogo di insegnamento di mestieri antichi come quelli legati alla produzione di olio, vino, sapone, miele; scuola di musica e danza popolare; ecc.) della quale ci ripromettiamo di parlare diffusamente attraverso altri articoli.


Contatti
https://iciacca.com/
Info@iciacca.com
tel: +39 342 946 5890
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Questa recensione della visita all’Azienda Agricola “I Ciacca” è rappresentativa della nostra esperienza e vuole semplicemente essere una fonte di informazioni oggettive, priva di considerazioni personali, con lo scopo di fornire indicazioni utili per gli enoturisti.

Lo Staff di inCantina


La pagina del nostro “Diario di (eno)Viaggio” dedicata a “I Ciacca”

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