Scuola Italiana Sommelier: intervista a Nicola Ferrazzano

Scuola Italiana Sommelier

Quinto appuntamento con la nuova rubrica “inCantina intervista”: Nicola Ferrazzano ci parlerà della Scuola Italiana Sommelier della quale è presidente

Questo quinto appuntamento con la nuova rubrica “inCantina intervista” ha come protagonista il dott. Nicola Ferrazzano, presidente della Scuola Italiana Sommelier. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare qualcosa sulla sua Associazione affrontando insieme a lui diversi temi, dall’annosa questione dell’effettiva capacità (o presunta tale) comunicativa di noi Sommelier fino ad arrivare, e come poteva essere diversamente, all’enoturismo.
Preferiamo non aggiungere altro così da non rischiare di anticipare temi e argomenti che saranno affrontati nel corso dell’intervista.
Buona lettura.

1) Dott. Ferrazzano, se non le dispiace vorrei partire dall’inizio, se ci trovassimo di fronte a un libro direi dall’introduzione: al fine di fornire una rapida e completa descrizione a chi legge, come presenterebbe sé stesso e il lavoro che svolge nel mondo del vino?
Sono un imprenditore laureato in Scienze Geologiche presso l’Università di Genova. Dopo una carriera dedicata alla siderurgia presso la Direzione dell’Italsider (oggi ILVA) mi sono dedicato per passione al mondo del vino.

2) Tra le altre cose, lei è il Presidente della “Scuola Italiana Sommelier”, motivo per il quale le abbiamo chiesto di poter realizzare questa intervista. Qual è la strada che ha percorso per arrivare dove si trova adesso? Da dove è partito, che esperienze ha fatto, che obiettivo aveva quanto tutto è iniziato e che obiettivo ha invece oggi?
Ho conseguito il mio primo attestato di Sommelier FISAR nel 2009. Ma “un calice tira l’altro” ed allora nel 2010 ho conseguito anche la qualifica di Sommelier AIS per poi ottenere nel 2013 l’Attestato di Degustatore ONAV ed infine nel 2016 il più impegnativo Attestato di Sommelier Executive Wine Master presso la FIS.
Ma questa passione infinita mi ha portato anche a scrivere e pubblicare alcuni manuali (“Liguria… tutti i vini in rassegna”, il “Manuale Pratico per il novello Sommelier” e la “Tavola degli Aromi”) oltre che occupare la carica di Presidente Regionale Liguria FIS dal 2014 al 2017.
Queste passate esperienze mi hanno portato a gestire dal 2017, con la carica di Presidente, la Scuola Italiana Sommelier.
Come obiettivo ho quello di diffondere la cultura della sommellerie oltre i confini italiani.

3) Ci racconterebbe come è nata la “Scuola Italiana Sommelier”, quali sono i fini perseguiti?
Mi sono reso conto che non esisteva una Scuola di sommellerie che si occupasse esclusivamente di tutte le diverse tipologie (distillati, birra, olio, miele, cioccolato, caffè, tè, sakè e persino acqua minerale) e che potesse non più identificarsi per antonomasia al solo Vino.





4) Navigando tra le pagine del sito web della “Scuola Italiana Sommelier”, si può constatare come i corsi da voi proposti siano fruibili online. E’ stata una necessità nata ai tempi delle restrizioni imposte dalla recente pandemia oppure è una scelta che ha sempre fatto parte del vostro modo di lavorare?
Ho sempre creduto nella divulgazione più ampia della sommellerie e ho intuito che internet potesse essere il principale mezzo di comunicazione che offrisse – in Italia e all’estero – corsi rigorosamente svolti in diretta online con la possibilità per l’allievo di interagire con il docente. Abbiamo tra gli iscritti molti italiani residenti all’estero.

5) Sono previste anche attività in presenza presso le vostre sedi?
Non intendiamo invadere il campo ristretto già occupato dalle altre 5 associazioni che svolgono solo corsi in presenza. Preferiamo percorrere, per il momento da soli e per primi, questo nuovo corso dell’informazione e della cultura online, ma rigorosamente “live” in diretta con il docente. Non prevediamo alcuna registrazione delle nostre lezioni.

6) Ci descriverebbe, a grandi linee, come si svolge una lezione online, come viene gestito il momento della degustazione guidata, in che modo gli allievi possono reperire i vini che saranno protagonisti delle varie sessioni e, infine, come si svolgono gli esami?
Nelle lezioni online, gli allievi si collegano a una piattaforma di videoconferenza, solitamente Zoom, dove il docente condivide il suo schermo per mostrare slides, video e immagini dei vini. La lezione è strutturata in modo che il docente possa fornire informazioni teoriche pratiche sul vino ma anche essere interattivo per rispondere a domande degli allievi.
Per quanto riguarda il momento della degustazione guidata, gli allievi ricevono direttamente a casa – compreso nella quota di iscrizione – circa 50 bottiglie di vino da 750 ml per l’intero corso formato da 3 livelli. Allievi e docente stappano la stessa bottiglia e inizia in diretta online (live) il processo di analisi sensoriale del vino, fornendo indicazioni su come osservare, odorare e gustare il vino per coglierne al meglio gli aromi, i sapori e la struttura.
Per quanto riguarda gli esami, sono test online a risposta multipla in cui gli allievi debbono dimostrare la loro conoscenza teorica dei vini e della viticoltura. Nell’esame finale (terzo livello), oltre al test vi saranno anche degustazioni alla cieca con campioni di vino inviati appositamente dalla scuola. Gli allievi dovranno riconoscere e descrivere correttamente i vini degustati.






7) Sono tante le associazioni di sommellerie, più o meno note, che operano In Italia e che rilasciano attestati e/o diplomi e per coloro i quali hanno la curiosità di avvicinarsi al nostro mondo non sempre risulta facile orientarsi. Cosa si sente di consigliare ai neofiti o a chi è alle prime armi e vorrebbe iniziare ad ampliare la propria conoscenza del vino?
Direi questo: “Perché frequentare presso un’altra associazione un Corso per Sommelier del Vino che dura più o meno 45-50 settimane (ovvero circa un anno e mezzo, considerando le festività e il periodo estivo) senza aver prima capito se quest’impegno interessa veramente? Vuoi davvero spendere presso altre associazioni la cifra di €1800-2100 per tutto il Corso pagando € 600-700 per ogni singolo livello mentre da noi – con le lezioni in diretta online e il docente in prima linea assieme a te – puoi spendere solo € 400 circa per livello ottenendo alla fine con soli € 1.200 sempre lo stesso Attestato di Sommelier Professionale del Vino stando comodamente a casa tua?”

8) Riporto due frasi prese dalla pagina di presentazione pubblicata sul sito web della Scuola Italiana Sommelier:
Un Sommelier deve saper raccontare, deve saper comunicare utilizzando anche termini a volte lirici oltre che strettamente specialistici” – “Il semplice assaggiatore focalizza il suo giudizio solo su un mero aspetto tecnico/qualitativo, il Sommelier aggiunge anche poesia”.
Indubbiamente entrambe le affermazioni corrispondono molto spesso all’attuale realtà dei fatti ma personalmente sono convinto che la bravura di un Sommelier risieda anche nella capacità di adattare il proprio stile comunicativo al genere di pubblico che di volta in volta si trova di fronte. In poche parole, reputo più efficace dare un po’ meno enfasi agli esercizi di stile linguistici e ai tecnicismi in favore di una maggiore predisposizione a fornire informazioni, aneddoti e nozioni che possano poi avere una reale e pratica utilità per chi in quel momento sta ascoltando (e, si spera, imparando), così da incuriosirlo anziché “spaventarlo” (mi passi il termine). Qual è il suo pensiero in merito?
Concordo totalmente con lei, è esattamente quello che diciamo durante le lezioni ai nostri futuri Sommelier.

9) Un’altra frase presente sul sito della “Scuola Italiana Sommelier” mi ha fornito lo spunto per la domanda che sto per farle; cito testualmente: “In sintesi per svolgere il mestiere di Sommelier ci vuole passione, cultura ed esperienza, oltre che una buona preparazione di base.”
In che ordine di importanza mette questi quattro requisiti e perché?
Invertirei solo gli ultimi due termini: passione, cultura, buona preparazione di base e (tanta) esperienza.



10) Quindi possiamo affermare che, fondamentalmente, è la passione che muove tutto, che dà la scintilla, il vero motore che fa da traino al resto. Questo è un pensiero incoraggiante per chi vuole avvicinarsi per la prima volta al nostro mondo ma è “spaventato” dalla complessità con la quale, troppo spesso, esso viene presentato dagli addetti ai lavori. E’ così?
Sì, è possibile affermare che la passione per il vino sia il motore principale che guida tutto il settore. È la passione che spinge gli appassionati di vino a imparare di più, a sperimentare e a scoprire nuovi vini. Questo pensiero può essere incoraggiante per chi si avvicina per la prima volta al mondo del vino e si sente intimidito dalla sua complessità. In realtà, la complessità del vino può essere affrontata gradualmente, apprezzando i diversi aspetti che lo compongono, come l’aroma, il gusto e l’abbinamento con il cibo. Alla fine, la passione per il vino è ciò che conta per davvero.

11) Sono tanti, tantissimi, a sostenere che il “vino è cultura” (declinando l’espressione in diverse varianti più o meno simili tra loro, a seconda dell’occasione) ma solo pochi, pochissimi, contestualizzano in maniera chiara il concetto. Le andrebbe di spiegarci il suo punto di vista in merito? Per lei il vino è davvero cultura? Se sì, perché?
Ci sono diverse ragioni per cui il vino viene associato alla cultura:
Storia: Il vino ha una lunga storia che risale a migliaia di anni. Si pensa che la produzione di vino abbia avuto origine in diverse regioni del mondo come l’antico Egitto, la Mesopotamia, la Georgia, la Grecia. Nel corso dei secoli, il vino ha continuato ad essere prodotto e apprezzato da diverse civiltà, diventando parte della loro storia e tradizione.
Produzione e tecnica: La produzione del vino richiede una conoscenza specifica e una tecnica che può variare significativamente da regione a regione. La viticoltura e l’enologia sono discipline che richiedono una profonda conoscenza del terreno, del clima, delle varietà di uva e delle tecniche di vinificazione. La produzione del vino richiede una corretta gestione dei vitigni, la raccolta delle uve, la fermentazione, l’invecchiamento e il confezionamento. Questa complessa combinazione di fattori rende il vino un prodotto unico e legato alla cultura delle diverse regioni.
Identità territoriale: Molte regioni vitivinicole sono conosciute per produrre vini di alta qualità e di carattere distintivo. Il vino di Bordeaux in Francia, il Barolo in Italia e il Rioja in Spagna, sono solo alcuni esempi di regioni che sono considerate sinonimo di eccellenza vitivinicola. Il vino contribuisce a definire l’identità di queste regioni, creando un legame con il territorio e le tradizioni locali.
Tradizioni sociali: Il vino è spesso associato a momenti di convivialità e celebrazione. Le bevande alcoliche, in generale, hanno un ruolo importante nelle tradizioni sociali in molte culture. Il vino viene spesso consumato durante i pasti, feste e cerimonie, creando un’atmosfera di condivisione e relax.
Cultura gastronomica: Il vino è spesso considerato un’importante componente della cultura gastronomica. Il suo abbinamento con il cibo è una vero e proprio arte che richiede una conoscenza approfondita delle caratteristiche del vino e dei sapori dei cibi. Il vino può migliorare e arricchire l’esperienza culinaria, offrendo una varietà di gusti e aromi che si sposano con i diversi piatti.

12) L’Italia ha una tradizione enologica millenaria, che si è legata fortemente alle abitudini culturali, sociali e religiose dei popoli che nel corso del tempo l’hanno abitata; a oggi non esiste provincia all’interno dei cui confini non si produca vino e, insieme alla Francia, siamo il più grande produttore mondiale (in termini di quantità, esportazione, ecc.). Eppure nel nostro paese sull’argomento c’è ancora una grandissima ignoranza e i consumatori consapevoli sono una piccola minoranza. Secondo lei perché? Come mai una delle più grandi eccellenze italiane non riceve l’attenzione che meriterebbe da parte del “grande pubblico” che, nella maggior parte dei casi, si limita a un consumo “distratto”? Quali sono (o sono state) le mancanze di noi sommelier e comunicatori (nell’accezione più ampia del termine) che, in un certo senso, dovremmo avere anche e soprattutto il compito di diffondere la conoscenza e, appunto, la cultura del vino?
Ci possono essere diverse ragioni per l’ignoranza diffusa sull’argomento del vino in Italia. Una possibile spiegazione potrebbe essere la mancanza di educazione sul tema nelle scuole e la scarsa presenza di informazioni nel contesto mediatico. Inoltre, il vino può essere considerato da alcune persone come un mondo elitario e complesso da comprendere, il che potrebbe intimorire alcuni consumatori e limitarne l’interesse.
Da parte nostra, i sommelier e i comunicatori del vino potrebbero non essere stati in grado di trasmettere in modo efficace la passione e l’entusiasmo per questo prodotto. Potremmo non essere riusciti a rendere il vino accessibile a tutti, enfatizzandone la complessità e non facendo abbastanza per spiegare come gustarlo e apprezzarlo veramente. Inoltre, potremmo aver trascurato l’aspetto culturale e storico del vino, non evidenziando abbastanza la sua connessione con la tradizione italiana.
Per rendere il vino più accessibile, è fondamentale promuovere una cultura del bere consapevole, incoraggiando l’educazione e l’informazione.
In definitiva, per diffondere la cultura del vino in Italia, dobbiamo lavorare per rendere il vino più accessibile, educare i consumatori e far sì che apprezzino il vino come parte della nostra ricca tradizione enogastronomica.





13) La ringrazio per la sincerità e per quel tocco di autocritica che, secondo me, nella vita è fondamentale per potersi sempre migliorare. A tal proposito, quali sono secondo lei le previsioni per il futuro in tal senso? Ci sono i presupposti e i margini per invertire la tendenza e arrivare a una comunicazione più efficace oppure i Sommelier e i divulgatori continueranno ad avere la tendenza a rivolgersi alla solita cerchia ristretta, parlando in gergo se non addirittura per il puro piacere di (auto)ascoltarsi?
La ringrazio per i complimenti e per la sua domanda interessante. Ritengo che ci siano sicuramente dei cambiamenti in atto nel mondo del vino per quanto riguarda la comunicazione e la divulgazione. Negli ultimi anni, c’è stata un’esplosione di informazioni sul vino grazie a internet e ai social media, il che ha permesso a un pubblico più ampio di accedere a contenuti e consigli relativi al vino. Questo ha contribuito a rendere la conoscenza del vino meno elitaria e più accessibile.
Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare per rendere la comunicazione del vino più efficace. Spesso, i sommelier e i divulgatori tendono a utilizzare un linguaggio specializzato o tecnico che può risultare intimidatorio per i neofiti o i meno esperti. Questo può allontanare potenziali consumatori e rendere la bevanda stessa meno accessibile.
La sfida per i sommelier e i divulgatori del vino è quello di adattare il loro linguaggio e la loro comunicazione per raggiungere un pubblico più ampio, senza perdere però la loro professionalità e competenza. È importante trovare un equilibrio tra l’uso del linguaggio tecnico necessario per descrivere i vini in modo accurato e accessibile e un approccio più semplice che possa coinvolgere e interessare anche coloro che non sono esperti nel settore.
Inoltre, è fondamentale che i protagonisti della comunicazione del vino siano disposti ad ascoltare il pubblico e a comprendere le sue esigenze e preferenze. La comunicazione dovrebbe essere uno scambio reciproco, in cui l’ascolto e l’apertura mentale siano parte integrante del processo.

14) “inCantina”, il nostro portale, si occupa di enoturismo e non posso quindi fare a meno di porle alcune domande su questo tema a noi tanto caro.
La “Scuola Italiana Sommelier” organizza periodicamente viaggi e visite in cantina grazie anche alla collaborazione di un gruppo di (ex) allievi che hanno dato vita a una sorta di “Club di Degustazione”. Per fare un esempio: nelle giornate del 7 e 8 ottobre 2023 è in programma un weekend nelle langhe, del quale anche inCantina ha dato notizia attraverso un articolo pubblicato sul nostro sito, e che rappresenta una ghiotta occasione per tutti gli enoturisti appassionati che hanno la possibilità di prendervene parte. Potrebbe raccontarci qualcosa di più su questo genere di attività, come sono nate, come vengono ideate e cosa implicano per la “Scuola Italiana Sommelier” da un punto di vista organizzativo?
La “Scuola Italiana Sommelier” organizza regolarmente viaggi e visite in cantina per promuovere l’enoturismo e offrire ai propri allievi e agli appassionati di vino la possibilità di approfondire le loro conoscenze sul vino e immergersi nella cultura enogastronomica italiana.
Queste attività sono nate dall’esigenza di offrire un’esperienza concreta e diretta ai partecipanti, permettendo loro di visitare le cantine, incontrare i produttori, degustare i vini e imparare sul campo i segreti della produzione vinicola.
Gli itinerari e le visite vengono ideati considerando l’importanza delle diverse regioni vinicole italiane e la ricchezza di cantine presenti in ognuna di esse. La “Scuola Italiana Sommelier” cerca di offrire un’ampia varietà di esperienze, includendo sia le cantine storiche e famose che quelle più piccole e artigianali, al fine di offrire un panorama completo del mondo del vino italiano.

15) Si potrebbe perciò asserire che l’enoturismo, tra le altre cose, può avere anche un’importante finalità didattica?
Certamente, l’enoturismo può avere una rilevante finalità didattica. L’enoturismo offre la possibilità ai visitatori di immergersi nel mondo del vino, conoscere il processo di produzione, visitare le cantine, partecipare a degustazioni guidate e imparare sul vitigno, la cultura enologica e la storia locale legata al vino. Questa esperienza educativa può aiutare i visitatori ad acquisire una maggiore consapevolezza e conoscenza sul vino e tutto ciò che lo circonda, incoraggiando così l’apprezzamento e la valorizzazione delle tradizioni vinicole. Inoltre, l’enoturismo può anche promuovere la sostenibilità, educando i visitatori sulle pratiche agricole e di produzione più sostenibili e responsabili dal punto di vista ambientale.






16) Lei è, o è stato, un enoturista?
Sono un enoturista da sempre: dal 2 al 6 ottobre 2023 guiderò un gruppo di studenti della Scuola Italiana Sommelier in Georgia, la culla del Vino (può vedere il programma pubblicato sul sito della Scuola Italiana Sommelier). Per il prossimo anno è mia intenzione proporre una visita delle storiche ed immense cantine della Moldavia.

17) Si dice spesso che dietro un calice di vino c’è sempre una storia da raccontare. Secondo lei è vero? Quanto è importante, anche nel corso delle lezioni dei vostri corsi, dare spazio al racconto della storia dei vini in degustazione, delle aziende che li producono e, soprattutto, delle donne e uomini che quotidianamente lavorano nelle vigne e nelle cantine?
Sì, è assolutamente vero che dietro un calice di vino c’è sempre una storia da raccontare. Il mondo del vino è ricco di tradizioni, cultura e passione, e conoscere la storia dietro un determinato vino o un’azienda vinicola può arricchire notevolmente l’esperienza di degustazione.
Nel corso delle lezioni dei nostri corsi, riteniamo estremamente importante dare spazio al racconto della storia dei vini in degustazione e delle aziende che li producono. Non si tratta solo di apprezzare il sapore e l’aroma del vino, ma anche di comprendere il contesto in cui è stato prodotto.
Raccontare la storia delle aziende vinicole ci permette di apprezzare il duro lavoro e la dedizione che gli uomini e le donne hanno dedicato alla coltivazione delle vigne e alla produzione del vino. Spesso sono storie di generazioni che si sono tramandate la passione per il vino e che hanno fatto di tutto per preservare le tradizioni familiari.
Inoltre, è anche importante evidenziare il ruolo delle donne nel mondo del vino. Spesso, le donne sono state protagoniste in modo significativo nella produzione, vendita e promozione dei vini, e raccontare le loro storie può contribuire a rompere gli stereotipi di genere e a sottolineare l’importante contributo che hanno dato e continuano a dare al settore vinicolo.
Ma il tempo delle lezioni (riferito ai corsi della Scuola Italiana Sommelier ma non solo; N.d.R.) è “tiranno” e molti approfondimenti debbono, comunque, essere sempre fatti dagli interessati.

18) Ci dice tre (o anche più, se vuole) regioni, areali, zone e/o denominazioni, tra quelle meno note, che trovano poco spazio nella comunicazione di massa, ma che invece secondo lei meriterebbero un’attenzione maggiori da parte di chi, come noi, il vino lo “racconta” oltre che degusta?
Certamente! Ecco tre regioni italiane meno conosciute ma che meritano maggiore attenzione nel contesto del vino:
Valle d’Aosta: Situata al confine con la Francia e la Svizzera, la Valle d’Aosta è la regione più piccola d’Italia. Nonostante le dimensioni ridotte, produce vini di qualità. La viticoltura è fortemente influenzata dai vigneti terrazzati e dalle pendenze ripide delle montagne. Le varietà di uve autoctone come la Petit Rouge, la Fumin e la Prié Blanc danno vita a vini caratteristici e unici.
Umbria: Spesso oscurata dalla sua vicina più famosa, la Toscana, l’Umbria è una regione che ha molto da offrire agli amanti del vino. È conosciuta principalmente per il vino rosso Montefalco Sagrantino DOCG, che viene prodotto con uve Sagrantino coltivate in piccole quantità. Inoltre, l’Umbria produce anche vini bianchi freschi e aromatici come il Grechetto di Todi.
Molise: Questa regione situata nel centro-sud dell’Italia è spesso dimenticata quando si parla di vino italiano. Tuttavia, il Molise ha una tradizione vinicola che risale all’epoca romana. La viticoltura in Molise si concentra principalmente sulle colline, dove vengono coltivate varietà di uve come il Montepulciano, l’Aglianico e il Tintilia. La Tintilia, in particolare, è una varietà autoctona e rappresenta l’eccellenza enologica della regione.

19) Ogni Sommelier che si rispetti non risponderebbe mai alla domanda “Qual è il tuo vino preferito?”. Quindi le chiedo: quali sono le tipologie di vini che incontrano maggiormente i suoi gusti e, al di là delle attività lavorative, quali sono i contesti nei quali riesce a godersi maggiormente un buon calice (o magari più di uno)?
Confermo la sua affermazione sull’indicazione del vino preferito e termino dicendo “Il vino è un compagno fedele, pronto ad accompagnare ogni momento e occasione”.


 


La riproduzione, anche parziale, di questo testo è vietata.
Questa intervista è stata realizzata da inCantina che ha ricevuto l’autorizzazione a pubblicarla, esattamente così come riportata nell’articolo, direttamente dal dott. Nicola Ferrazzano presidente della Scuola Italiana Sommelier.



Per maggiori dettagli sulla Scuola Italiana Sommelier e su quanto il dott. Nicola Ferrazzano ci ha raccontato in questa intervista:
https://www.scuolaitalianasommelier.it/index.php
https://www.facebook.com/scuolasommelier
scuolaitalianasommelier@gmail.com