19 dicembre 2022, trentunesima pagina del “Diario di (eno)Viaggio”: giornata di enoturismo presso la Cantina “Le Lase” di Orte (VT)
Dopo la meravigliosa (è proprio il caso di dirlo) esperienza presso la Cantina Antonella Pacchiarotti rimaniamo nella parte nord del Lazio: da Grotte di Castro (VT), nei pressi del Lago di Bolsena, ci spostiamo a Orte (VT), a meno di due km in linea d’aria dal confine con l’Umbria.
Condividiamo con voi l’esperienza vissuta, attraverso le parole del caro amico Alessandro Tellini che ci racconta le emozioni provate durante l’esperienza di enoturismo presso la Cantina “Le Lase“.
Buona lettura.
Lunedì 19 Dicembre ore 9:00 circa
Direzione Orte e poi quasi in Umbria (che dista meno di 2 km in linea d’aria) per una giornata di enoturismo presso la cantina “Le Lase”.
Nella nostra manovra di avvicinamento, nell’ultimissimo tratto, ci sorprende la nebbia! Velocità a passo d’uomo sciancato, che ben si addice alla visibilità e alla strada non perfettamente liscia, e qualche battuta per ridere sul fatto che sembra di ritrovarsi in un’altra dimensione (Silent Hill per capirci). Sparisce il sole: una fitta coltre biancastra che non nega la luce ma rende nascosto agli occhi tutto ciò che è più lontano di qualche metro.
Dubbiosi sul fatto che avremmo raggiunto la nostra meta, e che forse ci saremmo persi per sempre (un pelo esagerato, no?; N.d.R.), ci viene in soccorso prima la vista di un vigneto (ehm… a dire il vero intravediamo giusto una parte di qualche filare, alla nostra destra), poi un trattore parcheggiato e infine un solitario uomo intento ai tipici lavori in vigna, che sicuramente aveva padronanza del Metodo Braille, considerando la limitata visibilità (hai fatto un film; N.d.R.).
Ma si sa, il destino aiuta chi osa… e noi osammo, proseguendo il cammino e confidando nella sola tecnologia del nostro navigatore satellitare.
Un cancello aperto con la scritta “Le Lase” ci ripaga in parte dell’affaticamento oculare, ci dà la certezza che la destinazione è praticamente raggiunta e che forse la nostra giornata di enoturismo potrà avere inizio a breve.
Attraversiamo l’ingresso e dopo qualche cauto metro decidiamo di fermarci, scendere dalla macchina e fare qualche foto, perché lo spettacolo offerto da questa nebbia è veramente rimarchevole. Facciamo alcuni scatti e scambiamo qualche battuta sul poveretto che abbiamo incrociato qualche minuto prima, intento a lavorare in queste strane condizioni. Infine arriviamo, dopo qualche decina di metri, alla nostra meta; parcheggiamo e ci guardiamo intorno, senza vedere un granché al di fuori della cantina stessa.
Poco dopo, veniamo gentilmente accolti da Giada Ceccarelli con cui Alessio aveva concordato la visita; ci presentiamo, scambiamo i saluti di rito e conveniamo sul fatto che possiamo procedere direttamente alla visita dei locali interni (tecnici e non) visto, anzi non visto, che la nebbia renderebbe inutile un giro in vigna.
La nostra guida ci racconta di essere impegnata in prima persona, e a tempo pieno, nella gestione dell’azienda di famiglia insieme alla sorella Marta; ci sono tuttavia altre due sorelle che si uniscono a loro due all’abbisogna.
Quella che visitiamo è una cantina che colpisce per l’ordine e la pulizia a partire dall’ingresso: ci viene detto che è di nuova costruzione e che di fatto è divenuta operativa dal 2019; poi ci viene svelato che da parte paterna c’è stato un deciso insegnamento nei confronti delle quattro figlie a prestare una grande attenzione a tutto ciò che si fa, ambendo a una precisione che rasenta quasi la maniacale ricerca della perfezione, in ogni ambito.
Un insegnamento che a vista si ritrova nei silos in acciaio ben ordinati e lucenti, in un pavimento in cemento che sembra appena gettato come se si fosse in una grande abitazione privata e non in un’azienda vitivinicola.
Giada ci racconta del sentito legame con il territorio di origine etrusca: il nome della cantina e quello di alcune etichette da loro prodotte rimanda appunto questa origine (“Le Lase” sono delle divinità femminili etrusche assimilabili ai Lari romani).
Ci spostiamo in un’altra ampia sala dove sono disposti tavoli e sedie, luogo in cui vengono accolti gli enoturisti e i visitatori ma utilizzato anche per eventi privati, grazie a una collaborazione con una società di catering. Ai lati di questo grande ambiente troviamo dei bellissimi cimeli: attrezzi agricoli con almeno un secolo di vita, oltre a ceramiche e anche qualche botte che non svolge esclusivamente funzione ornamentale ma soprattutto assolve il compito per il quale è stata creata: l’affinamento del vino. Il locale, benché ampio e popolato solo da noi (intesi come presenze umane; N.d.R.), non risulta “vuoto” ma trasmette un’atmosfera calda e pronta ad accogliere.
Mi soffermo a fare qualche foto mentre cerco di seguire il discorso tra Alessio e Giada che ora cade sui problemi che il Covid ha causato all’attività di ricezione turistica negli ultimi due anni.
La nostra guida ci racconta che in questa nuova cantina si stanno attrezzando con degli appartamenti e un bistrot per ampliare la loro offerta enoturistica.
Arriviamo al momento della degustazione, Giada ci propone l’assaggio di cinque etichette e ci svela che uno dei fili conduttori delle caratteristiche organolettiche dei vini è la marcata mineralità, in quanto le viti affondano le proprie radici in un terreno argilloso che ricopre un substrato lavico. La lista dei vini la trovate come al solito nell’articolo di Alessio ma voglio scrivere del significato delle etichette degustate: “Goccia” (elemento acqua), “Satres” (dio etrusco del tempo, scelto per sottolineare l’essenzialità nel rispettare il giusto tempo di contatto/macerazione con le bucce per arrivare al colore desiderato), “Zefiro” (elemento aria), “Terra” (elemento terra… non ci sfugge nulla, eh?) e “Cautha” (divinità etrusca legata al sole).
Nel mezzo della degustazione, come ci aveva già anticipato Giada, la nebbia è sparita e finalmente possiamo allungare lo sguardo oltre il nostro naso, riproponendoci di fare qualche altra foto all’esterno ora che il bianco non è più il colore dominante.
Sollevati nello spirito, anche per merito di un altro tipo di spirito, concludiamo la degustazione e ci prepariamo al ritorno. Compriamo qualche bottiglia per portarci a casa anche noi un piccolo legame con gli etruschi e Giada ci omaggia di due bottiglie del loro olio EVO, macinato a freddo e a pietra (metodo tradizionale; N.d.R.).
Ringraziamo chi ci ha ospitato per la cortesia e la disponibilità, per il graditissimo omaggio e per l’invito a tornare in primavera per una seconda visita senza nebbia.
Lasciamo la cantina “Le Lase” ma prima di concludere questa bella esperienza di enoturismo ci soffermiamo per ammirare e fotografare i vigneti, lo scorcio della Valle del Tevere e alcuni alberi che ancora hanno il colore dell’autunno nelle foglie.
Torniamo a casa più ricchi di conoscenza etrusca, con la soddisfazione di aver trascorso un’ottima (mezza) giornata in compagnia di Giada e dei vini che produce con le altre tre sorelle e l’idea di tornare sperando di trovare altre novità che migliorino la realtà enoturistica locale.
Contatti
Le Lase (Le Querce Antiche Società Agricola)
Vocabolo Resano snc
01028 Orte (VT)
info@lelase.com
+39 0761 1916179
https://www.lelase.com/
https://www.facebook.com/lelasevini/
La recensione della visita alla Cantina “Le Lase”
Instagram Gallery 1: https://www.instagram.com/p/CmcG1Myrfg4/
Instagram Gallery 2: https://www.instagram.com/p/CmcG5PwLk0P/
Instagram Gallery 3: https://www.instagram.com/p/CmcG-gJLJAT/
Instagram Gallery 4: https://www.instagram.com/p/CmcHLlkrP7V/
Instagram Gallery 5: https://www.instagram.com/p/CmcHXJmrRCR/
Instagram Gallery 6: https://www.instagram.com/p/CmcHcEsLh-x/