Enoturismo nel Lazio: Antonella Pacchiarotti

Antonella Pacchiarotti enoturismo nel lazio

16 dicembre 2022, trentesima pagina del “Diario di (eno)Viaggio”: giornata di enoturismo alla Cantina Antonella Pacchiarotti (Grotte di Castro, VT)

Dopo la (bellissima) esperienza presso Tenuta La Pazzaglia rimaniamo nella parte nord del Lazio, in una zona di confine con Toscana e Umbria. Restituisco con piacere la penna che avevo preso momentaneamente in prestito alla persona che solitamente si occupa di redigere il nostro “Diario di (eno)viaggio”: il caro amico Alessandro Tellini, infatti, ripresosi da un classico malanno di stagione che lo aveva costretto a casa per qualche tempo, ha potuto prendere parte alla giornata di enoturismo presso la Cantina Antonella Pacchiarotti e spetta quindi a lui il compito di raccontarvela attraverso questa trentesima pagina.
Buona lettura.

Venerdì 16 Dicembre ore 09:00
La giornata è uggiosa, salgo in macchina con Alessio e si parte alla volta di Grotte di Castro (VT). Non abbiamo ancora scelto l’itinerario e siamo indecisi tra prendere l’autostrada o la Via Cassia; alla fine optiamo per la seconda, forse per dare una sorta di ritmo più rilassato alla giornata e affrontare questo centinaio di chilometri senza doverci raccomandare allo spirito di Niki Lauda.
Come da previsioni del tempo ci troviamo sotto qualche rovescio di pioggia (alla faccia del rovescio, erano secchiate d’acqua; N.d.R.), la consolare ci porta ad attraversare alcuni centri abitati e i camion che ci precedono ci obbligano a moderare la velocità. Riusciamo però ad arrivare a destinazione qualche minuto dopo le 11:00, ora dell’appuntamento per la nostra esperienza di enoturismo presso l’Azienda Agricola Antonella Pacchiarotti.
Raggiungiamo il centro di Grotte di Castro e poiché l’acume non ci difetta, capiamo dopo qualche rapido ragionamento che la cantina e la vigna non possono trovarsi insieme nello stesso luogo, bensì sono separate e distinte.
Oltrepassiamo quello che il nostro navigatore ci indica come essere la meta del nostro percorso, decidiamo quindi di fermarci e telefonare ad Antonella con cui Alessio aveva preso accordi nei giorni scorsi. Con molta cortesia ci viene indicato un grande portone quale ingresso della Cantina e considerando che la strada è a senso unico, un lungo senso unico (…decisamente lungo; N.d.R.), dobbiamo necessariamente compiere il classico “giro”, cercando di non farci sfuggire la meta (per la seconda volta; N.d.R.). La padrona di casa al telefono ci aveva avvertiti che sarebbe arrivata in qualche minuto poiché stava portando qualche bottiglia di vino, dettaglio importantissimo in quanto nel ripassare davanti a quello che si è successivamente rivelato essere il punto di arrivo, notiamo accostata al bordo della strada una macchina dalla quale qualcuno sta scaricando dei cartoni di vino portandoli all’interno di un grande portone di legno oltre il quale si intravedono dei silos in acciaio.
Sarà stato per questi impercettibili segnali, o forse è solo merito del nostro acume (del quale avevamo già dato sfoggio in precedenza) che riusciamo brillantemente a comprendere la situazione, quindi ci accostiamo e salutiamo velocemente Antonella che ci indica anche come raggiungere il parcheggio dove lasciare la macchina.
Svolte le incombenze relative alla collocazione del nostro veicolo, possiamo finalmente dedicarci, con tutti i crismi, alle presentazione di rito e raggiungiamo dopo qualche breve passo la cantina che di fatto si trova letteralmente al di “sotto” del parcheggio.
Sia messo a verbale che l’ingresso è costituito sì da un enorme portone in legno a due ante, ma le due targhette su cui sono incisi le parole “Cantina” e “Vini Pacchiarotti” non spiccano certo per grandezza e ci vuole una certa dose di attenzione (e 11 decimi di vista; N.d.R.) per non mancarle.
Bastano pochi minuti in compagnia di Antonella per trovare subito la sintonia, ci sentiamo a nostro agio e, al contrario del meteo che non promette nulla di buono, troviamo in una accoglienza gentile e schietta un ottimo motivo per aver fatto queste due ore di viaggio.
Perdonate la mia gretta materialità, ma ad aumentare ulteriormente la sensazione di benvenuto ci pensa anche la vista di una tavola imbandita con calici e un generoso tagliere di formaggi e salumi locali; lo so non si vive di soli taglieri ma meglio un tagliere oggi che una galletta di riso domani.
Ci accomodiamo, cominciamo una lunga chiacchierata, io mi alzo per fare qualche foto mentre la padrona di casa ci racconta la sua realtà, dal momento che l’Azienda Agricola è una sua creatura in tutto e per tutto. Creata nel 1998, come conseguenza e completamento di quella che è la sua vita “privata”, ha come scopo la valorizzazione del territorio in cui è nata e cresciuta anche e soprattutto attraverso il vitigno dell’Aleatico, autoctono, eclettico e ricco di sfumature messe in risalto dalle sue mani esperte che lo declinano in sei etichette. Un’unica tipologia di uva, una piccola produzione dai suoi 2 ettari e mezzo che affacciano sul Lago di Bolsena.
Perché parlo solo di Antonella come se si occupasse di tutto? Perché effettivamente lei fa tutto da sola, nei limiti del possibile ma credo anche sconfinando spesso nei limiti dell’impossibile; sono infatti sue le mani presenti in quasi tutte le attività che la cantina richiede: ce lo dice con orgoglio, sottolinea che non è facile, ma è fiera della sua ultima creatura e noi glielo leggiamo negli occhi che è così.
Ci alziamo per fare una veloce visita alla cantina che si sviluppa in lunghezza scendendo in basso: un lungo e altissimo passaggio con soffitto a volta che declina aprendosi in tre ambienti che ne ricalcano la foggia, larghi circa quattro volte la galleria ma lunghi almeno una decina di metri, come una sorta di ampliamento del cunicolo stesso. La padrona di casa ci mostra una piccola nicchia ricavata nel primo tratto del corridoio e ci dice che anticamente era usata per poggiare i bicchieri all’interno dei quali si raccoglieva l’acqua (potabile) che percolava dalle pareti di tufo (e che ancora oggi filtra, goccia dopo goccia).
Al momento della nostra visita, a parte qualche damigiana, non c’è molto altro nelle sale basse della cantina: Antonella non adopera legno per i suoi vini, poiché non intende aggiungere nulla che non sia già presente nell’uva che coltiva, e i silos in acciaio che usa sono tutti nella sala di ingresso.
Il livello di umidità è molto alto ma questi locali suggeriscono alcuni possibili usi che possano sfruttare il loro suggestivo ambiente (in ottica di implementare l’attività di enoturismo della Cantina Antonella Pacchiarotti).
Torniamo nella sala di ingresso, ci viene chiesto se a questo punto vogliamo cominciare la degustazione e noi accettiamo esclusivamente per cortesia, per non fare la figura dei maleducati (non sei credibile; N.d.R.), sia ben chiaro… chiaro?
Sul tavolo appaiono come per magia tutte le bottiglie che Antonella produce (anche qualcuna di quelle non attualmente in commercio; N.d.R.); un veloce sguardo all’ora ci dice che siamo vicini alla scadenza del parcheggio (il ticket aveva la durata di un paio di ore, la mia intenzione era quella allungare la sosta per stare tranquillo ma seguendo il suggerimento della nostra cara Antonella non l’ho fatto…), ma la conversazione come la compagnia è molto piacevole e questo dettaglio passa in quarto piano. Una a una ci vengono raccontate e offerte le varie etichette, tutte diverse tra di loro (sempre come Antonella “comanda”) e il tempo prende una strana piega.
Ascoltiamo con attenzione e interesse le parole dell’abile vignaiola che ci descrive i suoi prodotti, che sono sì tutti derivati dall’Aleatico ma molto diversi l’uno dall’altro, mantenendo una radice comune di sapidità e mineralità data dal terreno e che mutano i profumi e la freschezza attraverso la guida che la vinificazione, espressione di volontà, indica.
Le parole escono con piacere, le chiacchere sono molte e a volte anche spaziano su argomenti altri. Antonella fa parte dell’Associazione Donne in Vigna che condivide con altre tre colleghe, frutto di una affinità elettiva che va oltre la comunanza di genere e che permette di scambiarsi consigli e darsi sostegno reciproco, sempre nell’ottica comune di valorizzazione del territorio tramite la coltivazione di vitigni autoctoni.
La conversazione vira anche verso la situazione enoturistica della nostra regione, il confronto con altre realtà come quella toscana e la problematica della poca qualità tutt’ora “avvertita” quando si parla di vini del Lazio nei confronti di altre regioni italiane.
Tra le chiacchere si passa da un calice a un altro, i formaggi locali sono ottimi, la padrona di casa aggiunge delle noci, scattiamo delle foto e continuiamo a conversare. Musica, sport e poi anche questioni personali trovano posto al tavolo, con semplicità senza nessuna forzatura, come naturale conseguenza della confidenza che in queste ore si è creata tra di noi, come se ci si conoscesse da molto più tempo. Sarà anche merito dell’ottimo vino ma la schietta sincerità di Antonella ha creato una atmosfera conviviale che ha reso tutto semplice e naturale. D’altronde non sarebbe possibile parlare dei vini dell’Azienda Agricola Antonella Pacchiarotti senza parlare di colei che si è adoperata per rendere realtà il progetto, tanto è stretto il legame tra la creatura e la sua creatrice, quindi anche piccoli pezzetti di vita privata sono necessari par capire al meglio i vini che stiamo degustando. Non solo, ma anche quando i pensieri e le parole ci portano lontano, tra scelte personali e racconti di vita, il vino è presente nei calici e nei sorsi dei commensali, riempiti a più riprese con generosità.
Non ci rendiamo conto del tempo passato, ne prendiamo atto solo quando ne è trascorso parecchio, e ci muoviamo per liberare la nostra commensale da questo rapimento a scopo degustazione; acquistiamo qualche bottiglia e ringraziamo con gratitudine Antonella per la giornata passata nel migliore dei modi.
Alla fine usciamo verso le 18:30, dopo oltre sette ore di ottima compagnia, parole leggere e profonde, discorsi seri e risate, enoturismo più vero che non si può, e oltre ogni altra cosa la fortuna di aver incontrato e conosciuto Antonella Pacchiarotti che ha tutta la nostra stima come viticultrice, paladina del territorio ma anche, e soprattutto, come donna (chapeau!; N.d.R.).

P.S. La lista dei vini degustati più volte la trovate nell’articolo di Alessio, come sempre.
P.P.S. Per fortuna nessuna multa per il parcheggio abbondantemente scaduto (non credo interessi a nessuno, ma tant’è; N.d.R.).


Contatti
Azienda Agricola Pacchiarotti Antonella
Via Roma, 14
01025 Grotte di Castro (VT)
vinipacchiarotti@gmail.com
Tel 339.2216719
http://www.vinipacchiarotti.it/
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La recensione della visita alla Cantina Antonella Pacchiarotti

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