31 marzo 2023 – trentottesima pagina del “Diario di (eno)Viaggio”: giornata di enoturismo presso l’azienda agricola biologica Casale Certosa (RM)
Ci spostiamo un po’ (ma non molto) dall’areale dei Castelli Romani, dove ci eravamo recati in visita dell’Azienda Biologica De Sanctis di Frascati (RM), per rientrare nel comune di Roma, seppur in una delle sue estremità più meridionali (Località Pavona, più precisamente nella zona denominata Santa Palomba).
Come sempre, vogliamo condividere con voi l’esperienza vissuta e, attraverso questa trentottesima pagina del nostro Diario, raccontarvi le emozioni provate durante la giornata di enoturismo trascorsa presso l’Azienda Casale Certosa.
Il compito, come quasi sempre accade, è affidato al caro amico Alessandro Tellini.
Buona lettura.
Venerdì 31 Marzo, mattina.
Questa volta il meteo è incerto, il cielo nuvoloso, e forse rischiamo di prendere qualche goccia di pioggia. Ciononostante, sprezzanti e impavidi arriviamo in quel di Pavona (località di Roma; N.d.R.), per la precisione all’ingresso di Casale Certosa, l’azienda agricola dove trascorreremo una mattinata intera all’insegna dell’enoturismo.
Veniamo accolti da Antonio Cosmi con il quale Alessio ha concordato la visita dopo averlo incontrato a un evento organizzato della FIVI Lazio qualche giorno prima.
Le presentazioni sono veloci, senza fronzoli, e la chiacchierata che ne segue parte cordiale, amichevole ma anche schietta e diretta.
Le nuvole continuano a farci compagnia come anche una certa brezza, inizialmente non fastidiosa, mentre con Antonio facciamo due passi dopo aver lasciato la macchina ed esserci addentrati nei vigneti della sua azienda (condivisa con il fratello Fausto). Ci viene raccontata la storia di quella che inizialmente era una fattoria, acquistata dal padre, diventata successivamente “dimora di vigne” per la produzione di uva a uso rivendita; infine, intorno agli anni 2000, i due fratelli decidono di iniziare a produrre vino in proprio (costruendo la cantina di vinificazione; N.d.R.).
Mentre passeggiamo tra le vigne possiamo notare come tra i filari vengono fatte crescere almeno una decina di varietà diverse di piante come favino, lupino, senape e altre, al fine di arricchire il terreno dopo il loro sfalcio. Questa tecnica è svolta a filari alternati e il colpo d’occhio è “ordinatamente naturale”, oltre che colorato di un verde intenso e un giallo che si litigano la predominanza cromatica.
Alcuni dei vigneti più vecchi sono coltivati a tendone, mentre i più recenti sono allevati a spalliera. Con molta schiettezza Antonio ci dice che sulla base della sua esperienza e di conseguenza ai cambiamenti climatici, potrebbe essere utile un ritorno degli impianti a tendone (ma con bassa resa) che garantirebbero una protezione al grappolo tramite l’ombreggiatura delle foglie e gli acini non sarebbero alla stregua di una stagione estiva di anno in anno sempre più torrida. Mentre osserviamo alcune viti che stanno già tornando verdi (trattasi di piante di Grechetto, varietà che inizia a gemmare precocemente rispetto alla media; N.d.R.), il racconto ci trova anche a parlare della situazione vitivinicola ed enoturistica del Lazio, oltre che dei cambiamenti climatici, il sempre più frequente spostamento delle date per la potatura, per il raccolto e per tutte le altre lavorazioni necessarie in vigna. Antonio ascolta con attenzione le nostre domande e ci risponde sempre con sincerità e schiettezza. Ha le idee chiare, forte anche della sua lunga esperienza, ma riesce a essere mentalmente aperto e a comprendere quello che di buono e utile può trovarsi anche al di fuori della sua visione e della sua filosofia produttiva.
L’Azienda Agricola “Casale Certosa”, che lui guida insieme al fratello, è certifica biologica; lo era anche prima della certificazione vera e propria, in virtù dell’approccio lavorativo in vigna e cantina avuto fin dall’inizio e mirato a eseguire solo i trattamenti e gli interventi strettamente indispensabili (ma, se sono tali, vanno fatti…).
Antonio ci racconta episodi di vita vissuta, alcuni recenti altri molto indietro nel tempo, che ci permettono di capire di quale pasta è fatto questo uomo… qualora non fosse stato già più che evidente dalle poche ore passate insieme.
Ci spostiamo verso la cantina di vinificazione vera e propria dove all’esterno trovano posto la pressatrice e una grande vasca in cemento, mentre all’interno ci sono i silos in inox e quattro botti in lego, tutte rigenerate (e usate) così da rispettare le caratteristiche varietali delle uve senza aggiungere ne apportare altri sentori. Lo spazio che avanza è quello funzionale per potersi muovere e lavorare ma è anche un ottimo posto dove soffermarsi e continuare a chiacchierare riparandosi dal vento e godendosi il tipico profumo di cantina e di vino.
Tutte queste chiacchiere ci hanno fatto seccare la gola ed il buon Antonio ci offre un assaggio (e riassaggi) di quattro delle sue etichette accompagnandole con dell’ottimo formaggio e del pane (la descrizione dei vini come al solito la trovate nell’articolo di Alessio).
La schiettezza e la sincerità, mostrate da Antonio nelle sue parole, sembrano essere infuse anche nei vini che abbiamo degustato, come anche la sua idea di intervenire il meno possibile per non stravolgere la materia prima messagli a disposizione dalla Natura, facendo così arrivare nel prodotto finito solo quanto portato in dote dall’uva: viene da affermare che un’esperienza “sul campo” lunga decenni ha decisamente il suo peso anche nei confronti di chi si occupa di vino non coltivandolo o “limitandosi” a studiarlo (non sono certo di aver compreso, però forse è meglio così…; N.d.R.).
Finita la degustazione (che abbiamo apprezzato), liberiamo il povero Antonio dopo più di quattro ore di sequestro a scopo enoturistico, compriamo qualche bottiglia da portare a casa e togliamo il disturbo.
Una mattinata di enoturismo che è sconfinata in un primo pomeriggio a suon di chiacchiere, passeggiate in vigna e degustazione di vini, che non è stata minimamente rovinata dal cielo (che ha solo minacciato pioggia) ne dal vento (che non ci ha mai lasciato) ed è stata anzi impreziosita dalla nostra guida che con cordialità, schiettezza e intelligenza ci ha accolto aprendoci le porte di “Casale Certosa” e regalandoci molto di più che alcune ore del suo tempo.
Contatti
Via Stazione di Pavona, 93
00134 Santa Palomba, comune di Roma
antoniocosmi59@gmail.com
https://www.vinilacertosa.it/
https://www.facebook.com/AziendaAgricolaCasaleCertosa
La recensione della visita all’Azienda “Casale Certosa”
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